CONCETTA MONTANA LAMPO, Tecnica della costruzione dei diritti: abbattimento di muri, costruzione di ponti

Oggi ho il piacere di essere qui per presentare quest’incontro (una tappa importante del progetto didattico – culturale di quest’istituto, che fa riferimento al PTOF, in particolare a uno dei cinque obiettivi del RAV “Competenze chiave di cittadinanza” su cui si soffermerà il collega Salvatore Vaiana); è un incontro che il cardinale Francesco Montenegro avrà con voi studenti delle quinte classi di quest’istituto e con i vostri docenti.
L’iniziativa è nata a seguito della visita che il Dirigente prof. Vincenzo Fontana con la moglie, il prof. Vaiana ed io abbiamo fatto in Curia al cardinale il 29 febbraio, in occasione della quale il Dirigente ha fatto dono del suo libro “Critica a Rights of Man di Thomas Paine”, (sul cui fortunato percorso si soffermerà la collega Alessia Guccione) opera che ha suscitato un aperto confronto sui diritti dell’uomo e in particolare su quelli dei migranti, diritti assai cari al cardinale e che sono all’origine del tema di quest’incontro “Diritti dell’uomo - Cittadinanza globale: problemi e prospettive”, (sul quale si soffermerà il collega Giovanni Tesè).
Personalmente questo virtuoso incontro-confronto culturale mi ha spinto ad approfondire la tematica dei diritti partendo da quel geniale migrante che fu Thomas Paine il quale, recatosi in cerca di lavoro nelle colonie inglesi d’America, finì per contribuire al loro processo di indipendenza con il suo saggio Common Sense. Nel 1789 si reca in Francia dove partecipa alla rivoluzione contribuendo alla stesura della “Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino”. Della vita di Paine mi ha molto colpito il suo impegno per la libertà e per i diritti umani perché oggi, nell’era della convivenza umana nello sconfinato villaggio globale, sono al centro dell’attenzione mediatica, culturale e politica. Egli difese l’abolizione della schiavitù e della pena di morte, la libertà ed i diritti come strumento comune di emancipazione.
Nell’aprile del 1787, Paine, rientrando in Europa, promuove un suo piano per la costruzione di un ponte di ferro da lui progettato; e il  ponte diventa una metafora efficace del suo pensiero e della sua azione, quella del collegamento ideale tra le diverse parti del mondo, tra i movimenti rivoluzionari e i popoli che di questi dovrebbero essere i protagonisti, tra gli intellettuali, gli agitatori e gli uomini politici che li guidavano; e ancora, ponti simbolici fra passato e futuro, tra dissidenza e autorità, fra le rivoluzioni americana e francese. Il ponte come mezzo che unisce e segno di uguaglianza, immagine sulla quale Paine basa la nascita dei diritti umani e civili.
Oggi, purtroppo, ai ponti si contrappongono i muri; e a tal proposito voglio citare un pensiero del cardinale espresso nel suo intervento di apertura al seminario internazionale dal titolo: “Grecia, paradosso europeo, tra crisi e profughi”, che si è svolto ad Atene: “E’ arrivato il momento che l’Europa esca da se stessa, dai suoi muri e trincee che dividono l’uomo dall’uomo, e combatta la buona battaglia per ritrovare la sua identità, i suoi valori più alti e più profondi, insieme”.
I muri non sono la risposta al problema dell’immigrazioni, i muri sono la risposta semplificata e irrazionale alle paure, alle contraddizioni prodotte dalla nostra epoca contemporanea. Il muro è, in parte, il prodotto della disgregazione dei tessuti sociali e comunitari, della solitudine che è una delle malattie peggiori prodotte dalla modernità.
Papa Francesco invita alla costruzione di ponti e non di muri; infatti creare ponti è la via migliore per costruire un mondo pacifico.
 “L’immigrazione non è il male, è il sintomo! Il male più grande che dobbiamo affrontare è l’ingiustizia, lo squilibrio tra Paesi ricchi e Paesi poveri. In un mondo dove l’1% della popolazione ha la stessa ricchezza del restante 99%, posso meravigliarmi che la gente parta? I nostri non hanno fatto la stessa cosa? Cosa fare? Intanto finiamola di fare i colonizzatori e iniziamo a creare rapporti paritari. Non è possibile che noi acquistiamo da loro le materie prime e diventiamo più ricchi, loro ce le vendono e s’impoveriscono…”. Così riflette il cardinale in un’intervista al settimanale diocesano di Padova, “La Difesa del Popolo”, ricordando che “dietro l’immigrazione c’è il dramma di un mondo ingiusto”.
Domenica 17 gennaio, nel giorno in cui la Chiesa ha scelto di celebrare il Giubileo dei migranti, Il cardinale si è recato a Lampedusa, il luogo più tormentato della sua diocesi, per aprire simbolicamente la "porta d'Europa". "Lampedusa è un luogo emblematico”; con questo monito Montenegro si rivolge anche a chi non crede: "Lo spirito di Lampedusa interpella tutti: la porta d'Europa che l'isola rappresenta, è rimasta aperta anche nei giorni più difficili e dovrà restarlo sempre, perché questo ormai è un luogo sacro". Una consacrazione che il cardinale invoca citando il laico Oscar Wilde: "Laddove c'è sofferenza, il luogo diventa sacro".
Questo è l’impegno preponderante nella missione pastorale di Don Franco.

Don Franco nasce a Messina nel ’46 e nel ’69 viene ordinato presbitero; il 18/03/00 Giovanni Paolo II lo nomina Vescovo ausiliare di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela e il 29/04 l’ordinazione episcopale; il 23/02/2008 Benedetto XVI lo nomina Arcivescovo Metropolita di Agrigento e il 17/05 prende possesso dell’arcidiocesi. Dal maggio del 2013 è Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della CEI. Nel Concistoro del 14/02/2015 Papa Francesco lo crea Cardinale presbitero dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio, di cui ne prende possesso del titolo il 19/04. Dal 13/04/15 è membro del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti e del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. 20/05/15 è eletto Presidente della commissione episcopale per il servizio della carità e la salute della CEI e in quanto tale, Presidente della Caritas Italiana e della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali.


Nessun commento:

Posta un commento