Gaetano Augello, "Il palazzo di città"

Nel 1876 aprì i battenti il nuovo Palazzo Comunale la cui costruzione era iniziata nel 1870. L’edificazione del nuovo Municipio, negli spazi liberi tra le chiese di San Giuseppe e San Diego, era stata deliberata dal Consiglio Comunale il 4 ottobre 1864. Del progetto era stato incaricato nel 1867 l’ingegnere architetto Giorgio D’Alia collaborato dall’ingegnere capo del Genio Civile di Girgenti Salvatore Terzi, per la pianta topografica, e dall’ingegnere Salvatore Renzi per la pianta del prospetto. Lo stesso ing. Terzi, per un compenso di £ 100, aveva preparato il progetto del “disegno a colore” del prospetto, approvato dalla Giunta con delibera n. 99 del 25 luglio 1866. I lavori furono eseguiti dai fratelli Diego ed Antonio Decaro e da Giovanni Turco. 
La volta della Sala Consiliare fu affrescata nel 1873 dagli artisti milanesi Antonio Tavella e Giuseppe Belloni, autori dei dipinti delle scene, dei palchi e della volta del Teatro Comunale “Regina Margherita” di Girgenti, realizzato dall’architetto Dionisio Sciascia. Per lo stesso teatro realizzarono il sipario raffigurante il “Trionfo di Gellia vincitore nei giuochi olimpici”. I due artisti decorarono anche il Municipio e il Teatro “Regina Margherita” di Racalmuto progettato dallo stesso Sciascia. Il Belloni, scenografo del Teatro alla Scala, era specializzato nella prospettiva e negli ornati. 
Alla decorazione della Sala Consiliare di Canicattì collaborò anche il giovanissimo professor Salvatore Deleo. “Le finte tribune prospettiche con cortinaggi a balaustre, la composizione allegorica centrale, gli stemmi e i festoni, i quadri dell’astronomia, industria, agricoltura e belle arti, sono eseguiti alla perfezione… Il simbolismo del gran quadro centrale è degno di speciale rilievo. Cronos, il tempo, assiste con la sua gran falce alla fuga delle tristissime furie del passato e una mobilissima donna, la Sicilia, iscrive sul libro della storia, retto e presentato da un putto, la nuova grande data della sua liberazione: 1860. In alto lo stemma della Trinacria in trionfo. E’ una allegoria completa resa da un magistrale pennello e sarebbe davvero gran peccato se scomparisse” (L’ape paesana (pseudonimo di Alfonso Tropia), "Curiosità Paesane-Per un restauro", in "Notiziario Canicattinese", Canicattì 9 dicembre 1928).   
GAETANO AUGELLO

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